Anche Gesù è in ascolto

Davide Benati
Davide Benati

6 maggio 2024

Gv 10,22-42

In quel tempo 22ricorreva allora a Gerusalemme la festa della Dedicazione. Era inverno. 23Gesù camminava nel tempio, nel portico di Salomone. 24Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: «Fino a quando ci terrai nell'incertezza? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente». 25Gesù rispose loro: «Ve l'ho detto, e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste danno testimonianza di me. 26Ma voi non credete perché non fate parte delle mie pecore.  27Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. 28Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. 29Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. 30Io e il Padre siamo una cosa sola».
  31Di nuovo i Giudei raccolsero delle pietre per lapidarlo. 32Gesù disse loro: «Vi ho fatto vedere molte opere buone da parte del Padre: per quale di esse volete lapidarmi?». 33Gli risposero i Giudei: «Non ti lapidiamo per un'opera buona, ma per una bestemmia: perché tu, che sei uomo, ti fai Dio». 34Disse loro Gesù: «Non è forse scritto nella vostra Legge: Io ho detto: voi siete dèi? 35Ora, se essa ha chiamato dèi coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio - e la Scrittura non può essere annullata -, 36a colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo voi dite: «Tu bestemmi», perché ho detto: «Sono Figlio di Dio»? 37Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; 38ma se le compio, anche se non credete a me, credete alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me, e io nel Padre». 39Allora cercarono nuovamente di catturarlo, ma egli sfuggì dalle loro mani.
40Ritornò quindi nuovamente al di là del Giordano, nel luogo dove prima Giovanni battezzava, e qui rimase. 41Molti andarono da lui e dicevano: «Giovanni non ha compiuto nessun segno, ma tutto quello che Giovanni ha detto di costui era vero». 42E in quel luogo molti credettero in lui.


Come le sue pecore ascoltano la sua voce ed egli le conosce ed esse lo seguono (v. 27), così anch’egli, Gesù, è in ascolto, in ascolto del Padre, che di lui parla, di lui testimonia, per mezzo di lui e in lui agisce. E le sue opere sono per Gesù stesso una conferma, una testimonianza della sua missione, del suo venire da presso il Padre. 

Sì, Gesù non si inventa niente e non vuole inventarsi niente: ciò che dice agli altri è perché anche lui lo ha prima ascoltato, osservato, compreso dalla voce e dalle opere del Padre in lui. Egli non è altri che il testimone inviato dal Padre a rendere testimonianza di lui e del suo agire, a rendere testimonianza che nessuno potrà mai rapire le sue pecore dalla mano del Padre suo, perché egli le custodisce, le ama e se ne prende cura.

Non temete, dunque, egli ci dice, non abbiate paura, “non si turbi il vostro cuore, abbiate fede in Dio e abbiate fede in me” (Gv 14,2), perché, per quante potranno essere le tribolazioni che attraversate, fatevi coraggio, perché io il mondo - vale a dire, nel linguaggio giovanneo, la mondanità, la violenza, la malvagità e la morte - li ho già vinti (cf. Gv 16,8-11.33) e nessuno e niente potrà mai rapirvi dalle mani mie e del Padre. 

Non temete, non abbiate paura: questo, infatti, è il pericolo più grande, da questo solo dobbiamo guardarci. Dal non rimanere più, a causa della nostra mancanza di fede, in queste mani che ci custodiscono. Questo solo per Giovanni vuol dire “peccare” (cf. Gv 5,14; 6,29). E da questo si può riconosce che siamo sue pecore: dalla fede, dalla fiducia che abbiamo in lui(cf. v. 26).

Fiducia che Gesù ci chiama ad avere, ma in cui egli stesso dimora, perché sa che nessuno può separarlo dal Padre suo, perché lui e il Padre sono una cosa sola (v. 30). Questa comunione con il Padre è vitale per lui, tanto da fare della volontà di Colui che lo ha mandato il suo stesso cibo, tanto da nutrirsi di ciò che il Padre desidera e ama (cf. Gv 4,31-34), e che è ciò che lo sostiene, che colma il vuoto del suo cuore, che gli dà forza, consolazione e speranza.

Gesù può invitare noi ad avere fiducia perché egli stesso ha fiducia. Gesù può invitare noi a non temere perché egli stesso non teme. Gesù può esortarci ad affidarci al volto amoroso del Padre perché egli stesso l’ha contemplato (cf. Gv 1,18), e perciò lo conosce e lo può rivelare, narrare.

Quale grande annuncio di amore e quale rivelazione! Eppure proprio questo è ciò che scatena nei suoi confronti ostilità. E il testo lo dice chiaramente: proprio coloro che gli avevano chiesto di parlare apertamente, di dire loro chiaramente se egli era il Cristo, l’Inviato atteso, accusando Gesù di togliere loro, con il suo segreto, la vita (v. 24, letteralmente: “Fino a quando ci togli la vita?”), una volta che Gesù parla chiaro e dice loro chi lui è, proprio per la rivelazione che compie lo accusano di bestemmia e lo condannano a morte. Segno, questo, che la loro domanda e la loro ricerca non erano sincere, che la loro domanda era ipocrita. 

È il paradosso e la domanda posta a ciascuno di noi: perché siamo disposti a credere a tutto e a tutti, fuorché a Dio che, nel suo amore, in Gesù a noi si rivela (cf. Gv 5,43)?

sorella Cecilia