Tu non sei solo
Gesù sta morendo in croce. Da solo. I discepoli e il Padre lo hanno abbandonato. Le persone ostili ai piedi della croce lo scherniscono. Persino uno dei compagni di pena lo deride. Le domande si fanno attanaglianti. Il Figlio di Dio muore in croce, il posto dei senza Dio? Non è il fallimento della strada percorsa da Gesù e il segno che la via di Dio è altra? Dio tace. Gesù troverà aiuto?
Accade qualcosa di inatteso. L’altro condannato a morte, un essere umano anonimo, si rivolge a Gesù: “Gesù, ricordati di me quando sarai giunto nel tuo regno!” (Lc 23,42). È l’unica persona nei vangeli che chiama Gesù per nome senza alcun altro titolo e si affida a lui, quando Gesù è totalmente impotente.
Chiamare per nome un essere umano che muore significa strapparlo dalla potenza di anonimia insita nella morte. Riconoscerlo come un tu, con quella storia, con quella biografia che lo ha reso unico. Questo resta. “Nelle ore oscure di cupo abbandono in cui l’uomo avverte con angoscia il suo Dio assente e lontano, è l’amicizia che aiuta a ritrovare la presenza amica del Padre. È il dono dell’angelo, nell’orto del Getsemani, è il miracolo del buon ladrone sul Calvario” (Michele Do).
Gesù non muore solo. Qualcuno è con lui, uno che lo percepisce fratello in umanità, quando tutti gli altri vogliono annientarlo. Questa persona anonima salva Gesù nella sua umanità attraverso una relazione in cui lo riconosce umano come lui. In questo modo costui salva la propria umanità. Quando si riconosce nell’altro, sfigurato da un punto di vista fisico, psicologico, morale, economico, culturale, un essere umano, si custodisce la propria umanità. Lui che è detto criminale, malfattore, è l’unica persona “umana” nella disumanità della croce, è l’unica persona non abbruttita dalla violenza: “La scintilla che dice tutto comincia quando tutto pare incarbonirsi, bronco seppellito” (Eugenio Montale).
In una morte che sembra il massimo fallimento, grazie a questa persona sconosciuta, alle sue parole di cura, Gesù respira. Vede che la sua scelta di vita, il sedersi alla tavola dei peccatori, è feconda. Riceve da questo sconosciuto il vangelo che lui ha annunciato. Gesù gli risponde: “In verità mia ti dico: oggi tu sarai con me nel paradiso” (Lc 23,43). L’oggi della parola di Dio raggiunge il malfattore in agonia, oggi egli entra nel regno di Dio. Gesù che è vissuto in compagnia dei peccatori pubblici, degli empi, muore in loro compagnia. Gesù muore in un modo provocatorio, con quella stessa provocazione con cui è vissuto agli occhi degli altri. Gesù occupa il posto estremo dei fuorilegge. Il crocifisso è fuori dalla legge degli esseri umani, (non-persona) e fuori dalla legge di Dio, (maledizione di Dio), perciò nessun essere umano è al di fuori dell’amore di Dio.
Arrivederci tristezza di Brunori Sas è la canzone che accompagna questo testo