Conversione secondo Gesù

Foto di engin akyurt su Unsplash
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19 febbraio 2024

Mt 4,17-25

In quel tempo 17Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino».18Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. 19E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». 20Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. 21Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. 22Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono. 23Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo. 24La sua fama si diffuse per tutta la Siria e conducevano a lui tutti i malati, tormentati da varie malattie e dolori, indemoniati, epilettici e paralitici; ed egli li guarì. 25Grandi folle cominciarono a seguirlo dalla Galilea, dalla Decàpoli, da Gerusalemme, dalla Giudea e da oltre il Giordano.


“Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!” – gridava la “Voce dal deserto” (Mt 3,2); “Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!” – annuncia ora la Parola nella città.

Giovanni è stato arrestato, è stato messo a tacere dai potenti di questo mondo, come tutti i profeti, ma la corsa della Parola, nessuno la può arrestare: se le si toglie la voce, si fa carne.

È così che Gesù raccoglie il testimone lanciato dal Battista. Si fa anello di trasmissione, insegnando anche a noi che cosa significa tradizione. Il Nazareno ripete le stesse identiche parole di Giovanni, ma sulla sua bocca esse si arricchiscono di un senso nuovo. Prima di affiorare sulle sue labbra infatti, quell’annuncio ha nutrito il suo cuore, ha trovato in lui qualcuno capace di dargli corpo. Quelle parole hanno dato forma alla sua vita e la sua vita ha dato forma nuova a quelle stesse parole.

Allora, se l’eremita nel deserto annunciava un regno vicino a cui andare incontro confessando le proprie colpe e assumendo un nuovo stile di vita, fondato sulla giustizia (cf. Mt 3,5-10), il viandante per le strade di Galilea predica un regno che ci viene incontro, che si è già fatto vicino e ci rende possibile la conversione. “Il peccato non dominerà su di voi, perché non siete sotto la Legge, ma sotto la grazia” (Rm 6,14).

Giovanni parla di frutti di conversione, Gesù di semi del regno, di terra e radici (cf. Mt 12,33. 13,3-9). La conversione da lui richiesta è quella del terreno che si consegna al contadino per farsi dissodare, purificare non solo dagli effetti del male ma dalle sue cause, dalle sue radici profonde, per farsi arare, rivoltare totalmente e imprevedibilmente, e infine fecondare con semi gravidi di novità.

La conversione richiesta da Giovanni ha la chiarezza della legge, è lasciarsi alle spalle tanto i propri errori quanto le illusioni di giustizia per applicarsi al bene; la conversione di Gesù ha l’indeterminatezza della grazia, è lasciarsi alle spalle proprio tutto per seguire lui. Ormai non basta agire secondo giustizia. Tutto, persino le reti, gli strumenti ordinari del nostro lavoro, persino la nostra conoscenza del bene e del male, va abbandonato per essere ritrovato con Cristo. Nessun automatismo, nessuna ideologia: solo nel dialogo continuo con lui possiamo imparare a discernere ciò che è meglio in ogni situazione (cf. Fil 1,10).

È così che Gesù fa assumere alle parole del suo maestro una profondità inaudita. Ed è questo che siamo chiamati a fare anche noi, suoi discepoli e testimoni. Se infatti “Gesù Cristo è lo stesso ieri e oggi e per sempre” (Eb 13,8), il Vangelo, la buona notizia dell’incontro che salva tra il Creatore e noi sue creature, necessariamente cresce con chi lo legge (cf. Gregorio Magno, Omelie su Ezechiele), con chi ne fa esperienza, tenta maldestramente di viverlo e non può fare a meno di annunciarlo. Il Vangelo non solo parla a noi, ma parla anche di noi che cerchiamo di seguire le orme di Gesù. Quale ricchezza nuova assume allora sulle nostre labbra oggi quel “convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino”?

fratel GianMarco


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