Voi invece amici beati

Foto di Marina Reich su Unsplash
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20 febbraio 2024

Mt 5,1-12

In quel tempo 1vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. 2Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:

3«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
4Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
5Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
6Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
7Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
8Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
9Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
10Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
11Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. 12Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi.


Gesù ci e-duca “fuori dall’ombra di morte” (Mt 4,16), a divenire “sale della terra e luce del mondo” (Mt 5,13-14). “Vi ho colpiti con le parole della mia bocca, perché io voglio l’amore, non il sacrificio …” (Os 6,5-6.) Gesù ci offre parole non mortificanti ma generative di frutti, generative di libertà.

“Un cuore pentito e spezzato non lo respingi, o Dio” (Sal 51,19). Beati sono tutti quelli che hanno uncuore primaframmentato-piangente(cf. v. 4) e poiché provano questo pianto, solo dopo questo doloroso e lungo passaggio nel pentimento, hanno accesso a un cuore “puro-misericordioso-pacificato”. (cf. vv. 7-9)

Percorrere questa strada è vivere da “maledetti, perseguitati, insultati …per causa mia” dice Gesù (v. 11). Sì, perché questo sentire “dire-male” di noi ci abita proprio tutti e, se siamo sinceri con noi stessi, dimora dentro,“nella regione e ombra di morte …” (Mt 4,16), non fuori! Sta proprio nel nostro intimo questa “per-secuzione” da paci-ficare! Ci è chiesto il lavoro di “essere il sale della terra” per noi stessi, infatti siamo i “fatti di terra!” (Gen 2,21).

Gesù ci esorta a “non diventare insipidi!” (Mt 5,13). Salare-nominare cosa? Nominare tutte quelle parole-padrone-sacrificio, nominare “il mentire” (cf. v. 11), il nostro restare prigionieri di queste parole-padrone che ci abitano. Il salmista scopre: “Sono povero e sofferente fin dall’infanzia” (Sal 88,16). Queste parole morti-fere che ci “insultano” sono da nominare e dopo averle nominate – anche se spesso sono in-nominabili, e da soli non possiamo proprio nominarle –, sono da “recidere” (cf. Gv 15,2).Siamo tutti chiamati a “non essere più schiavi” (Gv 15,15) ma a divenire e poi“essere la luce” (Mt 5,14). Gesù ha nominato tutti noi con un nome nuovo: “Voi invece ho detto amici” (Gv 15,15).

La beatitudine cristiana ha da una parte la salatura, la “recisione” in atto delle parole-padrone e contemporaneamente la ricucitura, l’“accensione!” (cf. Mt 5,15) delle parole di libertà, da rammendare nella frammentazione del cuore piangente. Solo allora, se facciamo quest’opera diri-cucitura di parole non più male-dicenti ma pacificanti-liberanti possiamo cambiare postura, essere sale-amici-luce. 

La prima parola è “poveri” (v. 3). Senza ricevere-mangiare-digerire la prima parola di liberazione, ogni nostra supposta partenza nella sequela cristiana è falsa partenza. L’umano, ogni terrestre deve partire da qui, dalla legge delle leggi (cf. Mt 5,17): l’umana castr-azione.

Nella Bibbia l’archetipo della castrazione accade “nel torpore”, nell’ane-stesia! “Una delle costole” è estratta al “fatto di terra” e “la carne è ri-chiusa”. Dio stesso prima ci addormenta e poi ci rammenda con cura una mancanza interna (cf. Gen 2,21). Questa incisione-estrazione-separazione-mancanza-ricucitura ci rende tutti “poveri di spirito”. Se riconosciuta,“accende” il desiderio “alla fratellanza gli uni verso gli altri” (Rm 12,10).

fratel Giuseppe


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