Centuplo di vita

Foto di Peter Bedor su Unsplash
Foto di Peter Bedor su Unsplash

13 marzo 2024

Mc 10,28-34

In quel tempo 28Pietro prese a dire a Gesù: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». 29Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c'è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, 30che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà. 31Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi saranno primi».32Mentre erano sulla strada per salire a Gerusalemme, Gesù camminava davanti a loro ed essi erano sgomenti; coloro che lo seguivano erano impauriti. Presi di nuovo in disparte i Dodici, si mise a dire loro quello che stava per accadergli: 33«Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell'uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi; lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani, 34lo derideranno, gli sputeranno addosso, lo flagelleranno e lo uccideranno, e dopo tre giorni risorgerà»


Il vangelo che oggi ci viene incontro si articola in due parti, l’insegnamento di Gesù sul “centuplo” e il terzo annuncio della Passione.

Appena prima, l’evangelista racconta dell’uomo ricco che alle parole di Gesù “si fece scuro in volto e se ne andò rattristato” (Mc 10,22) perché possedeva molte ricchezze. La difficoltà anzi l’impossibilità di entrare nel regno di Dio per coloro che possiedono ricchezze, fino a farsene possedere, può essere superata solo da Dio, per cui “tutto è possibile” (Mc 10,27). Non ci si salva da soli.

A queste parole Pietro nel nostro brano reagisce rivendicando tutti gli sforzi fatti da lui e dagli altri discepoli nell’aver “lasciato tutto” per seguire Gesù. Eppure Pietro si inganna in quanto resta nella prospettiva della conquista, non del dono. La sequela non si merita a furia di rinunce. La possibilità della sequela si riceve distaccandosi dal voler possedere, dall’accumulare, dalla paura di perdere. 

Gesù elenca una serie di cose da lasciare “per causa sua e del Vangelo”, e quelle stesse cose si ritrovano, meglio: si ricevono “ora, in questo tempo, cento volte tanto”. Già ora e cento volte tanto: incredibile, inimmaginabile. Non si lascia qualcosa di materiale, di terreno, per conquistare qualcosa di spirituale, di celeste: sono le stesse cose (“casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi”) ma moltiplicate, amplificate, dilatate. E a queste si aggiunge un tocco realistico, la ruvidità dell’esistenza: “insieme a persecuzioni”. E si compie con “la vita eterna nel tempo che verrà”. Non si tratta di pensare direttamente a un aldilà: la vita eterna ha a che fare con la vita che già ora si espande.

Il paradosso del Vangelo continua: “Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi saranno primi”. Le nostre categorie di pensiero vengono scardinate dalla presenza di Gesù, dall’avvicinarsi del regno di Dio, del suo regnare nelle nostre vite.

E su questo solco, ecco la seconda parte del vangelo di oggi, con Gesù e i suoi che salgono a Gerusalemme, che si avvicinano al mistero della Passione, morte e Resurrezione di Gesù. “Gesù camminava davanti a loro”: riprende il suo posto, ci precede, e ci chiede di seguirlo, di stare sulla strada da lui tracciata e aperta. “Ed essi erano sgomenti”, annota l’evangelista. E aggiunge: “coloro che lo seguivano erano impauriti”. Coloro che erano con Gesù riprendono il loro posto di discepoli che seguono il maestro. Eppure sono tra lo sgomento e la paura.

Gesù per rivelare, per annunciare quello che sarà chiamato a vivere prende in disparte i Dodici. Nonostante ai primi due annunci avessero mostrato la loro incomprensione, proprio a loro Gesù consegna un racconto preciso, una sequenza dettagliata che non lascia spazio a interpretazioni. A chiosare tutto resta l’annuncio della resurrezione, “dopo tre giorni”, quindi dopo la sofferenza, il male, la disperazione. L’ultima parola è sempre quella della vita, nonostante tutto, a volte anche nonostante noi. 

Ma anche noi saremo attirati dalla forza della sua Resurrezione, centuplo di vita.

sorella Silvia


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