L’autorità di Gesù

Giovanni Frangi
Giovanni Frangi

2 settembre 2025

Dal Vangelo secondo Luca - Lc 4,31-37 (Lezionario di Bose)

In quel tempo, Gesù 31scese a Cafàrnao, città della Galilea, e in giorno di sabato insegnava alla gente. 32Erano stupiti del suo insegnamento perché la sua parola aveva autorità.
33Nella sinagoga c'era un uomo che era posseduto da un demonio impuro; cominciò a gridare forte: 34«Basta! Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». 35Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E il demonio lo gettò a terra in mezzo alla gente e uscì da lui, senza fargli alcun male. 36Tutti furono presi da timore e si dicevano l'un l'altro: «Che parola è mai questa, che comanda con autorità e potenza agli spiriti impuri ed essi se ne vanno?». 37E la sua fama si diffondeva in ogni luogo della regione circostante.


Dopo aver predicato nella sinagoga di Nazareth, dove fu respinto e persino minacciato di morte, Gesù si mise in cammino (vv. 29-30). Attraversò l’ostilità, - “passò in mezzo”, scriveva Luca - senza lasciarsi abbattere, proseguendo con determinazione la sua missione.

Giunto a Cafarnao, città aperta e già favorevole nei suoi confronti (v. 23), trovò un popolo ben disposto ad ascoltarlo, profondamente toccato e stupito dal suo insegnamento. Si chiedevano: «Che parola è mai questa, così piena di autorità?» (v. 36).

L’autorità di Gesù nasce dalla perfetta corrispondenza tra ciò che dice e ciò che fa. È il segno distintivo della Parola di Dio, come ci mostra il racconto della creazione all’inizio della Bibbia. La Lettera agli Ebrei celebra questa potenza creatrice: «Per fede, noi sappiamo che i mondi furono formati dalla parola di Dio» (Eb 11,3), e ancora: «La parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio...» (Eb 4,12).

La Parola di Dio porta in sé la forza della verità e la potenza della vita. Gesù non solo la proclama, ma la incarna: è lui stesso la Parola vivente. Da qui scaturisce la sua autorevolezza.

Lo vediamo chiaramente nel racconto della liberazione dell’uomo posseduto da uno spirito impuro. A quel demonio, Gesù comanda: «Taci! Esci da lui!» E lo spirito impuro obbedisce, uscendo senza fargli alcun male (v. 35).

Il male, però, aveva già agito. Il demonio si presenta come un “noi”: ribelle, molteplice, indistinto. Genera confusione, divide, spezza. È una forza di morte. La persona posseduta si sente lontana dalla vita, dall’amore di Dio, separata dagli altri e da sé stessa. La persona si trova, dunque, in una condizione molto grave. Gesù interviene e con la sua parola restituisce all’uomo la sua dignitàe la sua libertà. Per questo infrange anche la legge del riposo sabbatico (v. 31), perché per lui il bene della persona prime sulla legge.

Non sorprende che i presenti, oltre ad essere meravigliati, siano anche presi da timore (v. 36). La Parola di Gesù comanda gli spiriti impuri e li scaccia. È una potenza che trasforma la vita dell’uomo liberato come anche quella di chi gli sta intorno. Da sempre, la liberazione dal demonio è considerata un atto di resurrezione.

È l’inizio dell’opera di Gesù. Egli è venuto per sconfiggere il male e la morte, e la sua vittoria si compie nell’atto supremo dell’amore: il dono della propria vita nella sua morte in croce e nella sua resurrezione dai morti. È la Pasqua, la vittoria dell’amore.

Pietro, testimone della resurrezione e di tutti questi avvenimenti, poté proclamare: «Questa è la parola che Dio ha inviato (...) annunciando la pace per mezzo di Gesù Cristo: egli è il Signore di tutti. (...) Dio lo ha consacrato in Spirito santo e potenza, e Gesù passò facendo il bene e guarendo tutti coloro che erano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui.» (At 10,38)

Abbiamo ogni motivo per affidarci a Gesù, la Parola vivente. In lui troviamo anche noi la vita piena, la liberazione e la guarigione dai nostri mali.

sorella Alice