Cosa Dio spera da noi?


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Foto di Den Trushtin su Unsplash
Foto di Den Trushtin su Unsplash

22 marzo 2024

Mc 12,28-37

In quel tempo 28si avvicinò a Gesù uno degli scribi che li aveva uditi discutere e, visto come aveva ben risposto a loro, gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». 29Gesù rispose: «Il primo è:Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l'unico Signore30amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza31Il secondo è questo: Amerai il tuo prossimo come te stesso. Non c'è altro comandamento più grande di questi». 32Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all'infuori di lui33amarlo con tutto il cuore, con tutta l'intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici». 34Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.  35Insegnando nel tempio, Gesù diceva: «Come mai gli scribi dicono che il Cristo è figlio di Davide? 36Disse infatti Davide stesso, mosso dallo Spirito Santo:

Disse il Signore al mio Signore:
Siedi alla mia destra,
finché io ponga i tuoi nemici
sotto i tuoi piedi.

37Davide stesso lo chiama Signore: da dove risulta che è suo figlio?». E la folla numerosa lo ascoltava volentieri.


Ecco una domanda importante: “Qual è il comandamento più importante?” Nell’ebraismo che aveva trovato e elencato nelle sue Scritture ben 613 comandamenti, era logico – almeno così pensiamo noi – cercare di stabilire una certa gerarchia. Impossibile, infatti, tener d’occhio l’imponente massa delle cose da fare o da evitare. 

In realtà però, lo scopo di questo elenco stava altrove. 613 è la somma di 365, numero dei giorni dell’anno, e di 248, quanti sono gli organi del corpo umano – almeno secondo l’anatomia del tempo –. Questa impressionante cifra di comandamenti intende in realtà dire che l’ebreo è tenuto a osservare la legge di Dio con tutto il suo essere e tutti i giorni della sua vita.

Ma dove c’è legge c’è anche rischio di legalismo. Non è pura ipotesi; è realtà, fino ai nostri giorni! 

Al tempo di Gesù due scuole litigavano più o meno su tutto, ma litigavano evidentemente per amore del Dio di Israele! 

La cosiddetta “casa di Shammaj” affermava l’uguaglianza di tutti i comandamenti e il solo tentativo di ordinarli era già bestemmia. Poiché ogni comandamento è stato dato da Dio, sono tutti da rispettare con lo stesso impegno. 

La “casa di Hillel” invece, più comprensiva nei confronti dell’imbarazzo dei singoli fedeli, riteneva possibile restringere la cifra dei comandamenti importanti a dieci, conformemente alle Dieci parole date da Dio a Mosè, e poi limitava questa cifra progressivamente fino a uno solo: la dichiarazione di Dio al profeta Abacuc: “Il giusto vivrà per la sua fede” (Ab 2,4).

Ma anche questa parola è suscettibile di diverse letture possibili: “Il giusto per fede vivrà”, o “il giusto vivrà per la sua fedeltà” o ancora “colui che è reso giusto per la sua fedeltà vivrà”.

Questo il contesto in cui Gesù è interrogato ed egli, d’accordo con la casa di Hillel, riconosce la legittimità della domanda, ma ci sorprende.

È interrogato sul più importante comandamento e sentiamo che ne mette due praticamente sullo stesso piano: “amare Dio con tutto il nostro essere” e “amare il prossimo come se stesso”. In realtà però Gesù non risponde a chi l’interroga su un comandamento con due, ma con uno solo che sta a monte dei due che abbiamo ascoltato. Il comandamento unico, il solo messo all’imperativo, è: “Ascolta!”

Gesù quindi rinvia il suo interlocutore al di là della formulazione dei comandamenti a Colui che ha dato la legge; il problema non è se si deve fare questo o quello, ma se sei pronto ad ascoltare Dio che ti ama e il cui amore si esprime nella sua legge; sei desideroso, come il sapiente Salomone, di avere un “cuore che ascolta” (1Re 3,8)?

Se siamo davvero pronti ad ascoltare ciò che Dio vuole per noi, Dio troverà il modo di farcelo capire, anche se per questo dovesse passare, come ricorda Doroteo di Gaza, per la bocca di un bambino. Addirittura, se non lo capiamo, riuscirà a farcelo fare, come ricorda Ezechiele: “Porrò il mio Spirito dentro di voi e farò che camminiate secondo le mie leggi e che osserviate e compiate i miei precetti” (Ez 36,27).

fratel Daniel


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