"Se tu fossi stato qui...Se tu credi"


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Foto di Michael B. Stuart su Unsplash
Foto di Michael B. Stuart su Unsplash

23 marzo 2024

Gv 11,1-45

In quel tempo1 un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella, era malato. 2Maria era quella che cosparse di profumo il Signore e gli asciugò i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. 3Le sorelle mandarono dunque a dirgli: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato».

4All'udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato». 5Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. 6Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. 7Poi disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!». 8I discepoli gli dissero: «Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?». 9Gesù rispose: «Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; 10ma se cammina di notte, inciampa, perché la luce non è in lui».
11Disse queste cose e poi soggiunse loro: «Lazzaro, il nostro amico, si è addormentato; ma io vado a svegliarlo». 12Gli dissero allora i discepoli: «Signore, se si è addormentato, si salverà». 13Gesù aveva parlato della morte di lui; essi invece pensarono che parlasse del riposo del sonno. 14Allora Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è morto 15e io sono contento per voi di non essere stato là, affinché voi crediate; ma andiamo da lui!». 16Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse agli altri discepoli: «Andiamo anche noi a morire con lui!».

17Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. 18Betània distava da Gerusalemme meno di tre chilometri 19e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. 20Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. 21Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! 22Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». 23Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». 24Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell'ultimo giorno». 25Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; 26chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». 27Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo».

28Dette queste parole, andò a chiamare Maria, sua sorella, e di nascosto le disse: «Il Maestro è qui e ti chiama». 29Udito questo, ella si alzò subito e andò da lui. 30Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro. 31Allora i Giudei, che erano in casa con lei a consolarla, vedendo Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono, pensando che andasse a piangere al sepolcro.
32Quando Maria giunse dove si trovava Gesù, appena lo vide si gettò ai suoi piedi dicendogli: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!». 33Gesù allora, quando la vide piangere, e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente e, molto turbato, 34domandò: «Dove lo avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». 35Gesù scoppiò in pianto. 36Dissero allora i Giudei: «Guarda come lo amava!». 37Ma alcuni di loro dissero: «Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?».

38Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. 39Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni». 40Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?». 41Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. 42Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l'ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». 43Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». 44Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: «Liberàtelo e lasciàtelo andare».
Congiura dei capi contro Gesù

 45Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui.


Il brano della resurrezione di Lazzaro è il vangelo della 5° domenica di Quaresima dell’annata A, ma a Bose lo riproponiamo ogni anno come approccio alle celebrazioni pasquali, per ricordarci, con la liturgia bizantina del Grande Sabato di Lazzaro, che “ogni uomo che muore si chiamerà Lazzaro, poiché rialzandosi alla voce di Cristo, vivrà per sempre”.

Nel vangelo di Giovanni, questo è l’ultimo “segno” di Gesù, quello che gli costerà la vita. Quasi una ripresa e un completamento del primo, a Cana, ad inquadrare tutto. Festa di nozze e funerale, apertura alla vita e morte che annienta, gioia custodita e lutto condiviso: in ambedue le situazioni manifestazione della gloria e fiducia in Lui da parte dei discepoli.

Dunque la gloria di Dio, che secondo Ireneo di Lione “è l’uomo vivente”, ha il suo luogo non solo nella guarigione, nella gioia, nella non-morte, ma anche nell’inevitabile negativo, nel non senso, nella la morte e resurrezione, opera del Padre, vittoria dell’amore e senso ultimo di tutto.

Fino al v. 16 l’orizzonte è l’oltre-Giordano degli inizi battesimali e l'obiettivo è la fede dei discepoli, che tuttavia, pur disposti a con-morire con Gesù, scompaiono subito dalla scena: forse un modo per dirci che il messaggio principale non verte sulla loro sequela, coraggiosa e rassegnata alla morte.

Al centro invece Giudea e Betania / Gerusalemme, le sorelle del morto, la gente in lutto, il loro dolore, i loro dubbi, la sensazione di sentirsi abbandonati e traditi, con Gesù che si prende a cuore la loro fede, il pianto, la consolazione.

Stessa considerazione di partenza di Marta e Maria: “Signore, se tu fossi stato qui …” con due itinerari: quello del riflettere e quello del dolore e del pianto, ambedue possibili e che Gesù stesso considera, accoglie e percorre.

La proposta per tutti (cf. vv 15.26.40.42;) è vivere il morire nostro e, ancora più difficile e pesante, il veder morire le persone care, non con impassibilità e rassegnazione, tantomeno nell’accanimento per mantenerle in vita (anche se velato di religiosità: “se tu fossi stato qui…”), ma in una dolente fiducia.

Gesù, confessato come Figlio di Dio Veniente, si rivela come Resurrezione e Vita qui ed ora, in un prima e dopo di difficile distinzione: “Se credi, vedrai” (v. 40.42;) “vedendo, credettero” (v 45;) e in una relativa ambiguità: “molti credettero, altri di essi andarono dai Farisei a riferire…”

Un vangelo dell’amore di Gesù, che prova i sentimenti degli uomini e piange il loro stesso pianto: “Quello che tu ami… Gesù amava molto… vedi come lo amava!”. L’amore non impedisce la morte, la vince e supera come luogo di impedimento e separazione.

“Anche se muore vivrà”: la distinzione non sta tra essere vivo ed essere morto, ma tra credere e non credere in Gesù, fidarsi e non fidarsi del suo amore.
Un vangelo che può liberarci dalla paura di ciò che non controlliamo: la morte e il dolore, l’amore stesso che ci fa soffrire e ci lega a chi scompare lasciandoci nella solitudine.

Una Parola da accogliere per essere consolati e fortificati in una fiducia amorosa: “Chi crede non morirà in eterno (Gv 11,25) “L’amore perfetto scaccia la paura” (cf. 1Gv 4,18).

fratel Daniele


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