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27 maggio 2025
ll’inizio del capitolo dodici del vangelo secondo Giovanni Gesù entra in Gerusalemme, prima della Pasqua, a cavallo di un asino. La sua presenza è accompagnata dal coro di chi non crede e si mostra diffidente anche rispetto ai segni che Gesù compie. Ma per tutti viene l’ora del giudizio, l’ora della sua passione, morte e resurrezione, l’ora della sua glorificazione sulla croce che manifesta il suo amore fino alla fine per tutta l’umanità. Il discepolo del Signore Gesù è tale solo se accoglie la croce alla sequela del suo maestro e Signore.
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24 maggio 2025
Tante porte abbiamo attraversato nei nostri anni di vita, altre ce le siamo trovate chiuse davanti e sbarrate per sempre o ci hanno ferito il volto sbattute in faccia, altre ancora le abbiamo sbattute noi con violenza, altre abbiamo avuto paura di aprirle, altre con coraggio le abbiamo aperte e richiuse con cura.
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22 maggio 2025
Passando, Gesù vide un uomo cieco”. È appena scampato alla lapidazione, eppure Gesù non è distratto dalla preoccupazione per la propria vita; lo vede e si ferma presso di lui. Colpisce il contrasto tra l’attenzione di Gesù e la reazione dei discepoli: essi non vedono un uomo, ma la sua cecità come problema teologico, e subito interrogano Gesù “chi ha peccato, lui o i suoi genitori perché nascesse cieco?”. Questa domanda religiosa è un triste modo per evitare l’incontro con la realtà dolente di quell’uomo e sentirne compassione. E per non porsi l’altra domanda: ”Perché a lui, o a lei, e non a me?”. Se ci ponessimo questa domanda davanti alla sventura degli altri, non ci chiederemmo angosciati, quando il male cade su di noi o su chi amiamo: ”Perché proprio a me?”, come se l’esperienza ci avesse mostrato la giustizia della sventura.
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20 maggio 2025
Il capitolo 8 del vangelo di Giovanni raccoglie e presenta una serie di discussioni fra Gesù e i suoi oppositori: al centro il tema dell’identità di Gesù e la dinamica del credere o non credere. Nel testo di oggi emergono a più riprese le parole “Io sono”. Certo un modo attraverso cui Gesù si presenta e discute con i suoi interlocutori, ma allo stesso tempo un’espressione che rimanda al Nome che Dio rivela per la prima volta a Mosè dal roveto ardente (cf. Es 3,14), promettendo di essere una presenza reale, concreta, attiva e fedele nella storia del popolo di Israele.