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#Custodia #salmo121

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Sollevo i miei occhi verso i monti:
da dove verrà il mio aiuto?
Il mio aiuto [viene] dal Signore,
lui che ha fatto cielo e terra.
Non lascerà vacillare il tuo piede,
non sonnecchia il tuo custode!
No, non sonnecchia e non dorme
il custode di Israele.
Il Signore è il tuo custode,
il Signore è la tua ombra,
sta alla tua destra.
Di giorno il sole non ti colpirà,
né la luna di notte.
Il Signore ti custodirà da ogni male,
custodirà la tua vita.
Il Signore custodirà il tuo uscire e il tuo entrare
da ora e per sempre.

(Traduzione di Ludwig Monti)

Ciao amico/a,

oggi nel nostro lessico che attinge alla sapienza dei salmi troviamo la parola “custode” (3 volte) e il verbo “custodire” (altre 3 volte) al futuro. È meraviglioso: il salmo 121, un canto di fiducia di un pellegrino in cammino verso Gerusalemme, parla di Dio, il Signore che ha fatto cielo e terra e ha posto l’amore all’origine di tutta la creazione, come colui che lo aiuta e lo custodisce adesso, nel tempo presente, e lo custodirà domani, nel tempo che verrà. E probabilmente, se al presente e al futuro sa riannodare i fili del suo passato con lucidità e senza rancori, scoprirà un Dio che, anche nei momenti più terribili della sua vita, era lì presente per custodirlo, fosse anche con un silenzio straziante e impotente. Il Signore veglia anche di notte, non dorme, sta in guardia, protegge ogni mio passo. Il mio cammino è fatto anche di inciampi, di cadute, di smarrimenti, ma non ho da temere nulla perché il Signore mi è vicino. Mi protegge da ogni male con la sua ombra, sta alla mia destra.

È perché siamo custoditi da un Padre amorevole che possiamo a nostra volta custodirci gli uni gli altri ed essere custodi dell’ambiente in cui viviamo. Se la custodia è la cifra per leggere il nostro rapporto con Dio, essa è anche il comune denominatore che fonda ogni possibilità di fratellanza umana e cura della nostra casa comune, la nostra madre terra. Ha scritto papa Francesco nella Laudato si’:

“I testi biblici … ci invitano a ‘coltivare e custodire’ il giardino del mondo (cf. Gen 2,15). Mentre ‘coltivare’ significa arare o lavorare un terreno, ‘custodire’ vuol dire proteggere, curare, preservare, conservare, vigilare. Ciò implica una relazione di reciprocità responsabile tra essere umano e natura. Ogni comunità può prendere dalla bontà della terra ciò di cui ha bisogno per la propria sopravvivenza, ma ha anche il dovere di tutelarla e garantire la continuità della sua fertilità per le generazioni future”.

I problemi del mondo attuale che viviamo – e che richiedono una vera e propria conversione da parte nostra a tutto campo, anche ecologica! – nascono dall’aver smarrito questa altissima vocazione che il Signore ci ha affidato: essere custodi del giardino del mondo. Il fratricidio di Abele da parte di Caino è delitto orribile, ma ancora più grave è la risposta di Caino all’appello del Signore: “Dov’è Abele, tuo fratello?”. Caino risponde: “Non lo so. Sono forse io il custode di mio fratello?”. E Dio: “Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo! Ora sii maledetto, lontano dal suolo!” (Gen 4,9-11). “Trascurare l’impegno di coltivare e mantenere una relazione corretta con il prossimo, verso il quale ho il dovere della cura e della custodia, distrugge la mia relazione interiore con me stesso, con gli altri, con Dio e con la terra”, scrive ancora il papa.

Una canzone di Fabrizio Moro di qualche anno fa dal titolo “Pensa” ci offre un bel itinerario per imparare a custodire la nostra vita e quella degli altri. È importante “denunciare il più corrotto dei sistemi”, “combattere una guerra” contro chi “massacra figli e figlie”, vincere la paura e l’omertà, impegnarsi nella vita con coraggio, impegno, dedizione. Ma, prima di tutto, “pensa”, “prova a pensare. Pensa che puoi decidere tu. Resta un attimo soltanto, un attimo di più con la testa fra le mani”. Custodisci te stesso, la tua interiorità, le tue nevrosi, le tue infermità, i tuoi errori come i tuoi migliori amici, custodisci la bellezza, la verità, la poesia del dettaglio e custodirai ogni essere umano che ti è accanto, ogni animale che geme, ogni essere vivente che respira, ogni atomo che orbita nell’intera galassia. Abbi un cuore integro, una mente aperta e riflessiva, le braccia spalancate, le mani pronte a impastare il pane e ad accarezzare, la bocca piena non di violenza ma di “parole iperbole, intatte e reali come piccoli miracoli, idee di uguaglianza, idee di educazione contro ogni uomo che eserciti oppressione, contro ogni suo simile, contro chi è più debole, contro chi sotterra la coscienza nel cemento”.

Il Signore ti custodisca ora e sempre.