La sete e l’acqua
30 aprile 2025
Dal Vangelo secondo Giovanni - Gv 4,1-15
In quel tempo1 Gesù venne a sapere che i farisei avevano sentito dire: «Gesù fa più discepoli e battezza più di Giovanni» - 2sebbene non fosse Gesù in persona a battezzare, ma i suoi discepoli -, 3lasciò allora la Giudea e si diresse di nuovo verso la Galilea. 4Doveva perciò attraversare la Samaria. 5Giunse così a una città della Samaria chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: 6qui c'era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. 7Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». 8I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. 9Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. 10Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: «Dammi da bere!», tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». 11Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest'acqua viva? 12Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?». 13Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest'acqua avrà di nuovo sete; 14ma chi berrà dell'acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d'acqua che zampilla per la vita eterna». 15«Signore - gli dice la donna -, dammi quest'acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua».
Il desiderio, la sete di questa donna e il dono di Gesù si incontrano, e avviene l’impensabile, l’indicibile, l’inenarrabile, poiché questa donna si sente letta nel proprio desiderio, che affiora di fronte al dono proposto: “Signore, dammi quest’acqua, perché non abbia più sete” (v. 15) e allo stesso tempo Gesù trova la gioia di poter offrire il proprio dono, la gioia di poterlo narrare (“Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: ‘Dammi da bere’”, v. 10) e di poterlo offrire.
Scontato, qualcuno potrà dire. Ma invece no, non è scontato, non è scontato che la sete e l’acqua si incontrino, non è scontato che la sete incontri l’acqua che la possa togliere e che l’acqua incontri la sete di qualcuno che la accolga.
Ma qui acqua e sete si incontrano, qui il desiderio profondo viene fatto emergere dal dono offerto e annunciato, e la donna viene donata a se stessa mediante la conoscenza e l’espressione del proprio profondo e silenzioso anelito. Ed è anche così che Gesù fa opera di umanizzazione. Ma poi va oltre, e annuncia il dono di un’“acqua viva” (v. 10) che può togliere la sete di questa donna.
Ma quale sete può essere tolta dal dono di un’acqua viva? Una sete di vita, una sete di pace, una sete di senso e di gioia? O non è forse proprio questa sete che mediante la stessa accoglienza del dono allo stesso tempo è tolta, ma anche aumenta e sembra non saziarsi? Certo, Gesù dice che chi beve dell’acqua che lui dona “non avrà più sete in eterno” (v. 14). Ma non dice forse la Sapienza nell’Antico Testamento: “Quanti si nutrono di me avranno ancora fame e quanti bevono di me avranno ancora sete” (Sir 24,21)? Non lo sapevano forse anche gli antichi filosofi (Platone) che póros e penía, ricchezza, abbondanza, dono, e dall’altro lato povertà, indigenza, mancanza (che si traduce e si manifesta in desiderio) sono le matrici e la dinamica stessa dell’amore? E non vi è, infatti, gioia anche nello stesso desiderare? E non a caso proprio in un contesto nuziale, secondo i testi biblici (cf. Gen 24,11), ci situa l’immagine del pozzo.
Così il desiderio è allo stesso tempo sete che sembra non saziarsi e gioia per il dono ricevuto; gioia che porta pace profonda, gioia che sazia anche il cuore inconsolabile. Sì, Gesù l’aveva detto: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace, non come la da il mondo io la do a voi” (Gv 14,27). Io vi do una pace che nessuno vi potrà togliere, io vi do una pace non come pretende di darvela il mondo, cioè con il potere, con il successo, con il denaro, con l’apparenza. No, quella è una pace falsa, che non sazia i vostri cuori. La pace che io vi do, dice Gesù, è diversa, ma ha bisogno che voi impariate a riconoscerla e che la accogliate. Allora il vostro desiderio incontrerà questa pace ed essa sarà come acqua che ristora la vostra sete e che allo stesso tempo lascia in voi l’anelito di riceverne ancora.
Sì, non è forse una frenetica rincorsa dietro alle emozioni per sentirsi ancora, in qualche modo, vivi, quella che anima i giorni di molti giovani e uomini e donne oggi? Emozioni anche cercate, a volte, sfidando la morte. Ma Gesù ci dice: “Se tu conoscessi il dono di Dio!”. Allora incontreresti l’acqua viva, e con essa la tua pace.
sorella Cecilia