Un Dio irragionevole?

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27 agosto 2025

Dal Vangelo secondo Matteo - Mt 20,1-16 (Lezionario di Bose)

In quel tempo, Gesù disse:"1 Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all'alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. 2Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. 3Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, 4e disse loro: «Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò». 5Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno, e verso le tre, e fece altrettanto. 6Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: «Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?». 7Gli risposero: «Perché nessuno ci ha presi a giornata». Ed egli disse loro: «Andate anche voi nella vigna».
8Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: «Chiama i lavoratori e da' loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi». 9Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. 10Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch'essi ricevettero ciascuno un denaro. 11Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone 12dicendo: «Questi ultimi hanno lavorato un'ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo». 13Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: «Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? 14Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest'ultimo quanto a te: 15non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?». 16Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».


I vangeli sono scanditi dai racconti in parabole attraverso le quali Gesù descrive l’agire di Dio per l’umanità, come egli desidera regnare sulle nostre vite. Quella odierna capovolge il nostro modo abituale e umano di immaginare il comportamento di Dio. È un testo che dobbiamo leggere in stretto rapporto con quanto precede, dove Gesù risponde a Pietro che lo aveva interpellato in merito a che cosa il discepolo poteva attendersi dall’essersi messo alla sequela del Signore; notiamo che l’affermazione finale di Gesù, “molti dei primi saranno gli ultimi e molti degli ultimi saranno i primi” (Mt 19,30), viene ripresa al termine del nostro brano.

Gesù paragona il regno dei cieli a un padrone di casa, proprietario di terreni, che esce ripetutamente a cercare chi è disponibile a lavorare nella sua vigna, secondo l’abitudine del tempo. La vigna è un’immagine biblica del popolo di Israele del quale il Signore stesso si prende cura. Emblematico è il testo di Is 5,1-7; vi vediamo descritte alcune azioni – dissodare, sgomberare dai sassi, piantare… – che ne descrivono simbolicamente la sollecitudine: Dio opera per la fecondità del terreno, la vita del suo popolo con un amore che qui si declina come un “lavorare per” l’altro, in un impegno costante a sostenere la sua crescita perché porti frutto. 

Il Signore cerca collaboratori per la sua vigna, e già questo è buona notizia: egli ha fiducia in noi e vuole affidarci la cura di un bene prezioso. Non si può rimanere oziosi: siamo interpellati, raccolti, e ciascuno in modo personale, in un’ora precisa perché ognuno ha il suo tempo. È una ricerca che incontra una domanda sincera che portiamo nel cuore (“Signore, vogliamo aiutarti!), ma che pure si scontra con le nostre frustrazioni: “Nessuno ci ha preso a giornata!”. 

Nel seguito del racconto siamo posti di fronte a una sorpresa. Il padrone della vigna inizia a pagare gli ultimi e dà loro il medesimo compenso stabilito con i primi; vuole così sorprendere i primi che pensavano che avrebbero ricevuto di più per il maggiore impegno e che rimangono invece contrariati nel ritirare la stessa paga. Ammettiamolo: ci sembra inopportuno che uno che abbia meritato poco o nulla riceva la stessa ricompensa di chi ha meritato tanto! 

In realtà anche il Signore vuole dare a ciascuno ciò che gli è dovuto: “Quello che è giusto, ve lo darò”; ma il suo senso di giustizia va oltre: chi ha lavorato di meno necessita della stessa paga giornaliera per vivere di chi ha lavorato per tutta la giornata. È una giustizia che non misura soltanto il lavoro di una persona, ma si fa carico dei suoi bisogni. Lo vediamo bene espresso nella Regola di Benedetto nei passi che descrivono la sollecitudine dell’abate nei confronti di tutti i suoi fratelli, “secondo il bisogno di ciascuno” (cf. At 2,45). 

“I miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie” (Is 55,8). Ecco un tratto del volto di Dio che Gesù ha voluto narrarci con questa parabola, facendoci approdare “dal senso della giustizia allo stupore della gratuità; da un’immagine di un Dio ragionevole a quella di un Dio irragionevole perché il suo “essere buono” è al di là delle nostre misure” (L. Pozzoli). 

fratel Salvatore