Una compassione intelligente

2 agosto 2020

Mt 14,13-21
XVII Domenica nell’anno
di Luciano Manicardi

Gesù non  fugge di fronte al vuoto in cui consiste il lutto per la perdita dell’amico e maestro Giovanni il Battista, non si stordisce, ma cercando la solitudine tenta di rendere eloquente per lui tale perdita. Gesù coltiva il vuoto della morte di Giovanni e così quella morte diventa generativa e produttrice di vita.

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Una radicalità gioiosa

26 luglio 2020

Mt 13,44-52
XVII Domenica nell’anno
di Luciano Manicardi

Il tesoro, la perla preziosa sono la luce che dà nuovo senso e orientamento alla vita e in nome e in vista di cui si può vendere tutto, abbandonare tutto. E farlo nella gioia. La radicalità cristiana è autentica se sigillata dalla gioia. Anzi, la gioia è costitutiva di tale radicalità, perché questa va vissuta come grazia e nel rinnovarsi di una quotidiana gratitudine: noi siamo grati di essere nella gioia.

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Il tempo della pazienza mite

19 luglio 2020

Mt 13,24-43
XVI Domenica nell’anno
di Luciano Manicardi

Inutile interrogarsi sul “da dove?”, della zizzania come del male: la presenza del male è possibilità di esercizio di pazienza e mitezza, ovvero occasione di conversione. Nella consapevolezza che il male abita il mondo e la chiesa, le comunità cristiane così come il cuore di ogni essere umano.

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Ascoltare, comprendere, dare frutto

12 luglio 2020

Mt 13,1-23
XV Domenica nell’anno
di Luciano Manicardi

L’ascolto che consente alla parola di dispiegare la sua efficacia è quello che – attuando l’interiorizzazione, rinnovandosi giorno per giorno e sottomettendosi alla prova della durata, rinvigorendosi grazie alla lotta contro le seduzioni mondane – porta l’uomo a comprendere la parola, cioè a farla sua, in una comprensione profonda, spirituale, vitale.

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Anche l’insuccesso si fa preghiera

5 luglio 2020

Mt 11,25-30
XIV Domenica nell’anno
di Luciano Manicardi

Gesù integra nella preghiera l’insuccesso, mette tutto davanti al Padre e conferma il suo “sì”, la sua decisione irrevocabile di adesione a Lui: con la preghiera anche il fallimento, o ciò che noi giudichiamo tale, diviene non causa di scoraggiamento o di abbandono, ma momento di paradossale conferma della sequela del Signore.

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