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Ascoltare la voce del fragile silenzio

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Bose, 6-7 otttobre 2007

“Dopo aver camminato a lungo per le vie, in mezzo alla gente, alle cose e ai segnali, ho voglia di isolarmi dal rumore: cerco un luogo tranquillo per riposare, rilassarmi, pensare, cominciare ad ascoltare. Questa condizione di silenzio e di solitudine mi permette di ritrovare una percezione di me e del mondo che mi sta attorno, precisamente un ascolto. Il silenzio che mi sono procurato, isolandomi dai rumori normali, mi permette di ascoltare. Ma è piuttosto un pensare, un ascolto pensante. Come se prima fosse stato l’esterno a riempire la mia esperienza, e invece adesso esterno ed interno agissero in me corrispondendosi. E forse è proprio questo gioco, grazie al quale interno ed esterno passano l’uno nell’altro senza appiattirsi e riassorbirsi l’uno nell’altro, che mi fa sentire e pensare assieme. Mi accorgo che in questo rilassarmi ho lasciato essere una dimensione di apertura della mia esperienza che di solito è messa a tacere” (Pier Aldo Rovatti).

La capacità di fermarsi e custodire il silenzio per accedere all’ascolto di sé, dell’altro, di Dio che parla attraverso la sua parola, è la prima condizione di ogni seria e autentica vita spirituale. Per vivere e non essere vissuti e agiti da altro. Ma il silenzio non è facile, vi sono “ombre” del silenzio che occorre attraversare per giungere a quel silenzio “altro” che ci mette in ascolto di noi stessi, delle nostre ferite sino a quella ferita profonda che è la paura della morte. Per poter scoprire proprio in essa, nella nostra costitutiva mortalità, la presenza del Dio di Gesù e cominciare a guardare a noi e alla storia con gli occhi di Dio. In questo cammino di silenzio e di ascolto siamo preceduti e accompagnati dall’esperienza di Gesù che passando attraverso le ombre del silenzio seppe ascoltare ed accogliere la propria fragilità e vulnerabilità, divenendo così capace di amore e comunione con gli esseri umani a partire dagli ultimi, dai poveri, dagli sfigurati.

Gesù uomo per gli altri

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 Bose, 20 -25 agosto 2007

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Compagnia teatrale «I 4 individui» durante la rappresentazione «Il baule magico»

C’è un uomo che ama a tal punto la vita e gli altri da non temere di andare incontro alla morte, e a una morte infamante...

C’è un uomo che non è daltonico; conosce l’oppressione e l’ingiustizia e non usa mezze parole, sa ascoltare il grido dei poveri, degli “invisibili”, eppure al male non risponde con il male, giunge a perdonare coloro che lo uccidono.

Quest’uomo conosce la tentazione di pervertire il volto di Dio e il volto dell’uomo, piegandoli agli interessi del clan, del gruppo, dell’etnia, della patria, della religione e all’idolo del potere, ma lui sa restare fedele al volto del Padre e alla carne dell’uomo.

C’è un uomo libero che si chiama Gesù, quell’uomo che l’annuncio di Pasqua proclama risorto e alla destra del Padre. Quell’uomo che c’insegna a vivere nell’oggi e a dare forma umana alla nostra esistenza.


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Compagnia teatrale «I 4 individui» durante la rappresentazione «Il baule magico»
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Giovani presenti durante lo spettacolo

 Una settimana ascoltando il racconto di questa vita e lasciandosi interrogare, perché sulle sue tracce possiamo dare  anche noi forma umana alla nostra esistenza.  Una settimana cercando di imparare a vedere con il suo sguardo  ad ascoltare con il suo ascolto, perché una storia differente, “altra” sia possibile non solo per noi, ma per ogni uomo. Una settimana è poco, è niente, è solo un granellino... eppure con altri compagni di viaggio e in ascolto di quest’uomo interrogarsi sulla  nostra vita non è poco.


Meditare, pensare, leggere

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La speranza di un mondo salvato: conversione e azione quotidiana

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   Bose, agosto 2006
con Luciano Manicardi, monaco di Bose
e Roberto Mancini, Macerata

CD mp3 disponibile contattando Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.


Bose, un momento di festa al corso giovani agosto 2006

... echi di giovani alla collatio con Enzo Bianchi del 25 agosto 2006...

La fede è un dono e non è per tutti, ma l'umanità è per tutti, la realtà è di tutti... questo ci accomuna. Almeno una ventina dei giovani che erano con me in settimana, parlando, mi hanno detto che non credono, non vanno in parrocchia, non vivono una realtà di fede... eppure scelgono di passare una settimana della loro estate in monastero per un confronto sul come vivere questa umanità che ci ospita. Non me l'aspettavo e mi ha colpito...



giovani al corso di agosto 2006

....diventare immagine di Dio vuol dire diventare davvero uomo. Questa intrigante questione mi affascina molto; altro che ideologizzazioni su un Dio svolazzante con la bacchetta magica che mi organizza la vita!

Un'altra cosa che mi ha colpito è la franchezza con cui Enzo si esprimeva... come a dire che l'evangelo ti rende libero, capace di leggere la realtà con sguardo intelligente. Il non farsi guidare nel parlare e nell'agire dalla logica del “faccio dico così per paura che...” ma da un desiderio di verità che è anche libero sguardo critico.

Enzo ha detto che la funzione della Chiesa è indicare, dire “Là c'è Gesù, ascoltate lui”. Questo modo tipo Giovanni il Battista che indica, che dice “Non me, lui”, mi sembra che non sia quello che nella chiesa va per la maggiore. Mi sembra che la chiesa stia cercando sempre più di proporsi come identità forte, con un criterio di dentro-fuori... questo chiude orizzonti, offre sicurezza ma in cambio di libertà...

... una delle ultime cose che sono uscite dal nostro dialogo:

“Gesù non è risorto perché è figlio di Dio, ma perché la sua vita è stata totalmente amore”.

Ecco questa cosa, se uno la prende sul serio... caspita che roba! Ecco perché vale la pena giocarsi su questa cosa, ecco perché vale la pena vivere una passione per l'umanità vera.