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14 novembre

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GREGORIO PALAMAS (1296-1359)
monaco e pastore

Nel 1359 muore nella sua sede episcopale di Tessalonica Gregorio Palamas, monaco e pastore tra i più amati nel mondo bizantino. Di famiglia costantinopolitana, Gregorio era stato coinvolto nel movimento di rinascita esicasta, che aveva fatto del monte Athos un grande polo di attrazione in un'epoca di forte declino dell'impero bizantino. Uomo molto colto, formatosi nelle migliori scuole della capitale, egli unì nella sua esperienza monastica una profondissima vita interiore, animata dalla pratica della preghiera di Gesù, a una notevole verve da polemista. Quando infatti Barlaam il Calabro accusò di eresia tutti quei monaci che fondavano la loro vita spirituale sulla ripetizione del Nome del Signore, Gregorio si gettò in prima persona nella difesa dei «santi esicasti», dando vita a una teologia al tempo stesso fedele alla tradizione patristica e tuttavia profondamente originale. Importante fu la sua distinzione fra l'essenza e le energie di Dio, che ebbe il merito di rendere ragione sia della radicale alterità di Dio rispetto all'uomo, sia del suo libero donarsi a coloro che vivono nella preghiera un'autentica esperienza spirituale. Coinvolto nelle controversie del tempo, Gregorio conobbe la scomunica e la prigionia inflittegli dal patriarca di Costantinopoli Giovanni Caleca, ma dal successore di quest'ultimo, Isidoro, fu poi riammesso alla comunione ecclesiale, fino a diventare arcivescovo di Tessalonica.
Cantore di un Dio che è «fuoco d'amore divorante», Palamas ha lasciato ai posteri una delle più alte e complete dottrine sulla divinizzazione dell'uomo, vero fine dell'economia divina secondo la tradizione orientale.


TRACCE DI LETTURA

Il Figlio di Dio, nel suo incomparabile amore per gli uomini, non si è limitato a unire la sua divina Ipostasi alla nostra natura, ricoprendosi di un corpo animato e di un'anima dotata d'intelligenza, per apparire sulla terra e vivere con gli uomini; ma poiché si unì - miracolo incomparabilmente sovrabbondante - alle ipostasi umane stesse, confondendosi con ogni fedele per la comunione al suo santo corpo - egli infatti diventa un sol corpo con noi e fa di noi un tempio della Divinità tutta, visto che nel corpo stesso di Cristo abita corporalmente tutta la pienezza della Divinità -, come non illuminerebbe egli coloro che comunicano degnamente al raggio divino del suo Corpo che è in noi, portando luce nella loro anima, come egli illumina gli stessi corpi dei discepoli sul Tabor? Allora questo corpo, fonte della luce della grazia, non era ancora unito ai nostri corpi; esso illuminava dal di fuori coloro che gli si accostavano e inviava l'illuminazione all'anima con la mediazione degli occhi sensibili; ma oggi, poiché è mescolato con noi ed esiste in noi, egli illumina l'anima proprio dal di dentro.

(Gregorio Palamas, Triadi  I,3,38)


PREGHIERA

Luminare dell'ortodossia,
sostegno e maestro della chiesa,
bellezza dei monaci,
difensore invincibile dei teologi,
Gregorio taumaturgo, vanto di Tessalonica,
annunciatore della grazia,
supplica senza sosta
per salvare le nostre anime.


LETTURE BIBLICHE

Eb 13,7-16; Mt 5,14-19


Leggi tutto: 14 novembreANDREA ŠEPTYC'KYJ (1865-1944)
pastore

Le chiese cattoliche di rito bizantino della Galizia e dell'Ucraina occidentale hanno vissuto fin dai tempi dell'Unione di Brest (1596) diverse peripezie, legate al mutare delle potenze regnanti nelle loro terre. La chiesa greco-cattolica dell'Ucraina, in particolare, ha conosciuto nel XX secolo una persecuzione senza precedenti, soprattutto a partire dal momento in cui essa fu abolita da uno pseudo-sinodo voluto da Stalin nel 1946 con la collaborazione di una parte della gerarchia ortodossa. Da quel momento i greco-cattolici videro crescere a dismisura tra le proprie file il numero dei martiri e dei confessori. Volendo ricordare un grande esempio di testimonianza cristiana, il nome che più naturalmente viene alla mente di ogni cattolico ucraino è quello di Andrea Šeptyc'kyj, metropolita di Lviv e Halyč dal 1900 al 1944. Nativo della Galizia, Šeptyc'kyj fu uomo di preghiera e di grande erudizione. Come pastore si occupò soprattutto di orfanotrofi, di ospedali e di istituzioni educative, e nel mutare dei regnanti sul suo paese (per ben sei volte nel tempo del suo episcopato), divenne un vero padre per il suo popolo. Al sopraggiungere delle persecuzioni sovietiche prima, e poi di quella nazista con l'occupazione dell'Ucraina, egli difese pubblicamente i deboli, soprattutto gli ebrei, ai quali dedicò una celebre lettera pastorale. Šeptyc'kyj soffriva molto per la divisione tra le chiese, e fu un ecumenista ante litteram, facendo conoscere in occidente la ricchezza delle chiese d'oriente. Sebbene infatti fosse figlio di ferventi cattolici latini, aveva presto riscoperto le proprie radici passando alla chiesa cattolica di rito bizantino.
Nel 1939 egli scrisse a papa Pio XII per chiedergli la benedizione in vista del martirio. Sebbene non sia morto martire, Šeptyc'kyj può a buon diritto essere ricordato come un confessore della fede e della speranza cristiane.


TRACCE DI LETTURA

A partire da ora, per mandato di Cristo, non sono più solamente un fratello per voi, ma anche un pastore, vostro padre; devo vivere soltanto per voi, lavorare per voi con tutto il cuore e tutta l'anima, consacrarmi a voi in ogni cosa e, se necessario, deporre la mia vita per voi. Oggi, rivolgendomi a voi per la prima volta attraverso questa lettera pastorale, vorrei, cari fratelli, esprimervi non solo i miei saluti più sinceri, ma anche mostrarvi tutto il mio cuore e l'amore paterno di cui Cristo ha riempito la mia anima. Oggi seppur soltanto a parole - parole ben povere - vorrei dichiararvi la mia sollecitudine e l'amore paterno che nutro per voi. Sono forse un medico, un agronomo o un politico, dato che mi trovo a parlare di salute, di prosperità e di educazione? Nient'affatto: non sono né medico, ne agronomo, né politico, ma sono un padre, e un padre non resta indifferente dinanzi a ciò che riguarda i suoi figli. Gesù mi ha chiesto di condurvi sulle vie della salvezza e per questo mi ha dato un cuore umano e un amore umano. Egli allora mi perdonerà se oggi non comincio col predicarvi la parola di Dio, e parlo invece di cose umane della vostra vita; sono certo che non si scandalizzerà di questo. Dopo tutto, anche lui, prima di mettersi a insegnare, ha assunto il dolore e la sofferenza umane e le ha condivise per tutta la sua vita. Anch'egli, prima di cominciare a predicare in occasione del suo primo miracolo di Cana di Galilea, consacrò la vita familiare e mostrò la sua sollecitudine per l'aspetto terreno della vita umana, mutando l'acqua delle giare in vino prelibato.

(A. Šeptyc'kyj, Prima Lettera pastorale)


Leggi tutto: 14 novembreJOSEPH LOUIS BERNARDIN (1928-1996)
pastore

Nella notte tra il 13 e il 14 novembre 1996 muore dopo una lunga lotta contro la malattia Joseph Louis Bernardin, arcivescovo cattolico di Chicago.
Nato nel 1928 nella Carolina del Sud da una famiglia di emigrati italiani, Joseph fu ordinato presbitero nel 1952. Eletto vescovo ausiliare di Atlanta a soli 38 anni, egli assunse un ruolo di primo piano nell'episcopato statunitense, guidando la difficile transizione post-conciliare nella chiesa cattolica americana. Fu un instancabile tessitore di comunione fra le diverse componenti, spesso in rotta fra di loro, della chiesa nordamericana.
Nominato arcivescovo di Cincinnati, e più tardi di Chicago, Bernardin guidò la conferenza episcopale statunitense, assumendo posizioni chiare in difesa della pace, senza risparmiare forti critiche alle politiche militari del suo paese.
Contemporaneamente, egli cominciò una riflessione sulla necessità di spostare l'attenzione dalla chiesa a Cristo, riflessione che costituirà il filo rosso degli ultimi anni del suo cammino spirituale, fino a informare tutto il suo ministero di servo della Parola.
Dopo aver affrontato e superato, senza ricorrere a esenzioni e privilegi, le false accuse di molestie sessuali che gli erano state rivolte da un uomo malato di mente, Bernardin si trovò nel 1995 di fronte alla diagnosi di un male inguaribile.
Egli fece degli ultimi due anni della sua vita un instancabile pellegrinaggio fra i sofferenti della sua diocesi, malati, carcerati ed emarginati di ogni sorta, per annunciare quell'amore per la vita che aveva illuminato tutta la sua esistenza e il suo ministero di pastore.


TRACCE DI LETTURA

Come vescovo ho cercato di dare forma all'annuncio del valore unico che ha la vita umana, e di ricordare a me e agli altri la nostra comune responsabilità di fronte ad essa. Ora che la mia vita volge lentamente al declino, man mano che il mio destino terreno si fa più chiaro, giorno dopo giorno, non mi sento angosciato, ma piuttosto riconfermato nella mia convinzione riguardo alla meravigliosità della vita umana, dono che sgorga dall'essere stesso di Dio e che è affidato a ciascuno di noi. La verità è che ogni vita ha un valore infinito. La mia ultima speranza è che i miei sforzi siano stati fedeli alla verità del vangelo della vita, e che voi possiate trovare in questo vangelo la visione e la forza necessarie per promuovere e nutrire il grande dono della vita che Dio ha voluto condividere con noi.

(J. L. Bernardin, Annuncio pubblico della morte imminente. Settembre 1996)

Quello che vorrei lasciare dietro di me è una semplice preghiera: che ognuno di voi possa trovare ciò che ho trovato io, un dono speciale di Dio per tutti noi: il dono della pace. Quando siamo in pace, troviamo la libertà di essere più pienamente noi stessi, perfino nei tempi peggiori. Ci distacchiamo da ciò che non è necessario e abbracciamo quello che è essenziale. Ci svuotiamo, affinché Dio possa lavorare in maniera più piena dentro di noi. E diventiamo strumenti nelle mani del Signore.

(J. L. Bernardin, Il dono della pace)


LE CHIESE RICORDANO...

ANGLICANI:
Samuel Seabury(+ 1796), primo vescovo anglicano in Nordamerica

COPTI ED ETIOPICI (5 hatūr/ ḫedār):
Apparizione della testa di Longino il Centurione (Chiesa copto-ortodossa)
Tutti i santi (Chiesa copto-cattolica)
Abba Yoḥanni di Dabra 'Asā (XIII sec.), eremita;
Fine della Stagione dei Fiori (Chiesa etiopica)

LUTERANI:
Gottfried Wilhelm Leibniz, (+ 1716), pensatore cristiano a Hannover

MARONITI:
Filippo, apostolo

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Filippo, apostolo
Gregorio Palamas, arcivescovo di Tessalonica (Chiesa greca)

SIRO-OCCIDIENTALI:
Filippo, apostolo

SIRO-ORIENTALI:
Giosafat (+ 1623), martire (Chiesa malabarese)

13 novembre

GIOVANNI CRISOSTOMO (ca 347-407)
padre della chiesa e pastore

Nel 407 muore in esilio Giovanni Crisostomo, padre della chiesa e pastore. Giovanni nacque ad Antiochia attorno al 347. Ricevuto il battesimo in età adulta, entrò presto a far parte del clero antiocheno come lettore. Intrapresa la vita cenobitica, dopo soli quattro anni egli abbandonò il monastero per praticare una vita più appartata. Ma la sua salute non gli permise di perseverare in tale proposito; egli accettò dunque l'invito del vescovo che lo richiamava in città per farne un suo stretto collaboratore. Per dodici anni, allora, Giovanni, soprannominato per la sua eloquenza Crisostomo cioè «bocca d'oro», predicò a tempo e fuori tempo; nelle sue omelie egli denunciò gli abusi e le colpe del clero, e assunse la difesa dei poveri condannando le ingiustizie sociali. Nel 397 fu eletto patriarca di Costantinopoli, e si preoccupò subito di rinvigorire la vita spirituale della diocesi, riformando il clero e le comunità monastiche. Al tempo stesso istituì ospedali e si adoperò per alleviare i disagi delle fasce più povere della popolazione. Poiché non risparmiava nella sua ardente predicazione né i ricchi né i potenti, Giovanni fu deposto dalla carica episcopale ed esiliato. Richiamato dopo breve tempo, poté riprendere la sua attività pastorale, ma soltanto per due mesi. Arrestato mentre celebrava la Pasqua a Costantinopoli, fu nuovamente esiliato.
Stremato ormai dalle faticose tappe del suo esilio, Crisostomo morì il 14 settembre del 407, lontano dal gregge che aveva tanto amato. La sua festa è anticipata di un giorno in occidente e posticipata al 13 novembre in oriente, per evitarne la sovrapposizione con l'Esaltazione della Croce.


TRACCE DI LETTURA

Che cosa fanno i prìncipi e i re della terra con tutti i loro tesori? Costruiscono superbi palazzi, mura difensive per le città, piazzeforti, usano anche catenacci, solide porte, guardie per proteggere i loro tesori. Gesù Cristo agisce in modo opposto. Il tesoro che egli affida è semplicemerte racchiuso in un vaso di argilla, come dice san Paolo. Ma se questo tesoro è prezioso, perché il vaso che lo contiene ha la fragilità dell'argilla? È di proposito, affinché il tesoro, lungi dal dovere la sua preservazione al vaso, lo preservi lui da ogni rottura.
(Giovanni Crisostomo, Omelie)


PREGHIERA

Signore Dio,
forza di quelli che sperano in te,
tu hai dato a Giovanni Crisostomo
una parola forte
,
un annuncio persuasivo del tuo vangelo
e un grande coraggio
nella prova e nella persecuzione:
accorda anche a noi
di essere degni e instancabili
annunciatori di Gesù Cristo,
tuo Figlio, nostro Signore.


LETTURE BIBLICHE

Is 50,4-10; Mt 5,13-16


LE CHIESE RICORDANO...

ANGLICANI:
Charles Simeon (+ 1836), presbitero, teologo evangelico

CATTOLICI D'OCCIDENTE:
Omobono (+ 1197)
Francesca Cabrini (+ 1917), vergine (calendario ambrosiano)

COPTI ED ETIOPICI (4 hatūr/ ḫedār):
Giovanni e Giacomo di Persia (IV sec.),vescovi e martiri (Chiesa copta)
Abbā Abaido (?), monaco (Chiesa etiopica)

LUTERANI:
Ludwig Harms (+ 1865), missionario in Bassa Sassonia

MARONITI:
Giovanni Crisostomo, confessore

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Giovanni Crisostomo, patriarca di Costantinopoli

SIRO-OCCIDENTALI:
Giovanni Crisostomo, vescovo

VETEROCATTOLICI:
Imerio (VII sec.) eremita ed evangelizzatore

12 novembre

GIOVANNI IL MISERICORDIOSO VI - VII sec.
pastore

Dopo il concilio di Calcedonia del 451, la cui recezione in Egitto fu particolarmente problematica, si ebbero ad Alessandria due patriarcati, uno copto e l'altro melkita, cioè fedele all'imperatore bizantino. Nonostante le grandi tensioni e divisioni in seno alla chiesa, vi è tuttavia un patriarca melkita di Alessandria stimato e amato anche dai copti: è Giovanni il Misericordioso, vissuto tra il VI e il VII secolo e ricordato addirittura nell'antico calendario copto di Abū' Barakāt. Giovanni era figlio del governatore bizantino a Cipro, ed era nato nella città di Amathous, sulla costa meridionale dell'isola. Alla morte della moglie e dei figli, egli si dedicò totalmente ai poveri. Sarà un'occupazione che lo accompagnerà per tutta la vita, fino a valergli l'appellativo di «misericordioso». Eletto patriarca melkita di Alessandria nel 610, Giovanni entrò nel vivo dei problemi politici del tempo, come l'avanzata dei Persiani e le pretese dell'impero bizantino verso l'Egitto, e difese il compito specifico della chiesa di fronte alle ingerenze dei poteri secolari. Al centro dei suoi impegni pastorali vi fu soprattutto il sostegno dei bisognosi: egli riuscì a far destinare la gran parte delle risorse della chiesa agli ultimi, coinvolgendo i ceti ricchi della popolazione nelle sue iniziative evangeliche.
Giovanni morì a Cipro, attorno al 619. I suoi illustri biografi (Giovanni Mosco, Sofronio il Sofista, Leonzio di Neapolis per l'oriente, e Anastasio il Bibliotecario e Jacopo da Varagine per l'occidente) lo hanno fatto conoscere e amare in tutte le chiese cristiane.


TRACCE DI LETTURA

Giovanni, patriarca di Alessandria, mentre una notte vegliava e pregava, vide una fanciulla bellissima con una corona di foglie d'ulivo. Si stupì Giovanni, e le chiese chi fosse. Rispose quella: «Io sono la Misericordia che ha fatto discendere dal cielo il Figlio di Dio: prendimi in sposa e bene te ne verrà». Il santo capì che l'ulivo stava a significare la misericordia, e da quel giorno divenne così misericordioso che tutti lo chiamarono l'«elemosiniere». Chiamava i poveri i suoi signori, e un giorno convocò tutti i suoi servitori e disse loro: «Andate per la città e fate una lista di tutti i miei signori, senza tralasciarne alcuno». Ma quelli non capivano; allora il santo spiegó: «Quelli che voi chiamate poveri io li chiamo miei signori e mio aiuto, perché questi solo ci possono aiutare e aprirci un giorno le porte del regno celeste».
Jacopo da Varagine, Leggenda aurea


PREGHIERA

La fonte della misericordia,
Giovanni, imitatore di Cristo,
riversa sui bisognosi
i suoi teneri sentimenti di compassione.
Venite, poveri, saziamoci,
imitando in spirito la sua letizia;
egli infatti,
ospitando Cristo nei poveri
con amore misericordioso,
come un tempo Abramo,
è stato fatto degno della beatitudine,
e con franchezza intercede
perché sia fatta misericordia
alle nostre anime.


LETTURE BIBLICHE

2Co 9,6-11: Mt 5,14-19


LE CHIESE RICORDANO...

CATTOLICI D'OCCIDENTE:
Giosafat (+ 1623), vescovo e martire (calendario romano e ambrosiano)
Teodoro Studita (+ 826), abate (calendario monastico)
Emiliano della Cogolla (+ 574), abate (calendario mozarabico)

COPTI ED ETIOPICI (3 hatūr/ ḫedār):
Ciriaco di Corinto (IV sec.), monaco (Chiesa copta)
Madḫānina Egzi' (XIII-XIV sec.), monaco (Chiesa etiopica)

LUTERANI:
Clnristian Gottlob Barth (+ 1862). predicatore delle missioni nel Württemberg

MARONITI:
Teodoro Studita
Martino (+ ca 655), papa
Giovanni il Misericordioso, vescovo

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Giovanni il Misericordioso, arcivescovo di Alessandria:
Nilo l'Asceta (V sec.), monaco
Stefano Uroš Il Milutin (+ 1321), re dei serbi (Chiesa serba)