Una costruzione quotidiana comune

Fratelli, sorelle,
l’ultimo paragrafo della nostra Regola si apre con queste parole:

Tu hai costruito e costruisci ogni giorno la comunità” (RBo 48).

L’ultima parola della nostra Regola è un appello alla responsabilità personale, alla responsabilità di ciascuno nel costruire e dare forma alla comunità, la quale non è un dato già costituito, bell’e fatto, ma in divenire. E si tratta di parole che non valevano solo per il momento sorgivo della comunità in cui la Regola è stata scritta, ma valgono ogni giorno e sempre, valgono oggi. La comunità è opera comune, di ciascuno e di tutti.

Questa responsabilità comporta diversi aspetti. Anzitutto essa, riguardando la risposta che ciascuno dà al dono e al compito che la comunità è, concerne la parola ed è responsabilità della parola. L’incertezza della parola distrugge i rapporti e la comunità. La comunità è costruita da una parola aperta, chiara, che non si smentisce né si contraddice, da una parola pubblica, espressa davanti agli altri, ma è ferita mortalmente da una parola contraddittoria o smentita dalle azioni, una parola che diviene insicura come sabbie mobili. La comunità è minata e rovinata da una pratica di parola nascosta, pronunciata dietro agli altri, alle loro spalle, una parola dunque codarda e vile, una parola di mormorazione, una parola che teme il confronto e vi si sottrae. Sappiamo tutti che chi non si esprime pubblicamente, nelle occasioni e negli spazi comunitari deputati a questo, spesso trova poi modo di parlare e comunicare nascostamente, creando complicità e gruppi, vere e proprie piccole lobby, che feriscono e anche distruggono la comunità.

Poi responsabilità significa rifiuto della delega e del dare potere ad altri in modo deresponsabilizzante, mentre invece è assunzione in prima persona del compito di essere se stessi. Qui responsabilità si oppone a dipendenza, dipendenza sia dovuta a legame psicologico o affettivo che non rende libero, sia a rancore e ostinatezza di opposizione che appunto altro non è che una forma di dipendenza da coloro a cui ci si oppone. Responsabilità è capacità di agire in nome proprio, non per conto terzi o in reazione ad altri.

Infine, responsabilità è azione, non attesa, non inerzia, non passività. E chiede coraggio. Perciò, fratelli e sorelle, siamo sobri e vigilanti, perché il nostro Avversario, il divisore, come leone ruggente si aggira cercando una preda da divorare. Resistiamogli saldi nella fede rinnovando ogni giorno l’impegno a costruire la comunità insieme agli altri, non contro o sopra o senza di loro.

E tu, Signore, abbi pietà di noi.

fratel Luciano