In occasione dei 50 anni di vita comune, abbiamo iniziato a pubblicare con cadenze regolari le prime "Lettere agli amici", accompagnate da una breve contestualizzazione storica. Per i primi dieci numeri l'introduzione è a cura di Paolo Marangon, docente di storia dell'educazione. Per i numeri successivi il contesto storico-ecclesiale è ricostruito da Massimo Faggioli, docente al Dipartimento di Teologia e Studi Religiosi presso la Villanova University (U.S.A.) e amico fraterno di Bose da decenni.

Lettera agli amici - numero 12 - Paura e profezia

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Pentecoste 1981

La lettera della Pentecoste 1981 si apre con un riferimento a “Giovanni Paolo II, colpito dalla violenza”. Il 13 maggio 1981 il papa veniva ferito in modo grave da colpi di pistola sparati in Piazza San Pietro da Ali Agca. La lettera interpreta l’atto di violenza contro Giovanni Paolo II come un momento che segnerà il resto del pontificato, sotto il segno della comunione tra il pontefice e tutte le vittime di violenza: “il vicario di Pietro è costretto a lasciarsi cingere e ad essere condotto dove lui non voleva”.

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Lettera agli amici - numero 11

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Pentecoste 1980

A partire da questo n. 11 del Qiqajon di Bose (Pentecoste 1980), la contestualizzazione storica è curata da Massimo Faggioli, Docente al Dipartimento di Teologia e Studi Religiosi presso la Villanova University (U.S.A.) e amico fraterno di Bose.

La lettera vede con anticipo il tramonto, nello spazio ecclesiale, del discorso sulla libertà della chiesa e del cristiano come quello sulla liberazione degli oppressi, a favore invece di parole d’ordine tese a riproporre la chiesa come “soggetto dominante”, prima di tutto tramite dinamiche di comunicazione ecclesiale che premiano “il medium ecclesiale rispetto al suo messaggio”.

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Lettera agli amici - numero 10

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Pentecoste 1979

“Con molta umiltà ma anche con molta franchezza” la lettera invita i lettori a non sopravvalutare il riferimento a Bose e a rivolgere invece l’attenzione alle rispettive chiese locali: “Sforzatevi di far crescere le chiese locali – ammonisce garbatamente la lettera – state attenti a non operare una fuga ecclesiae”, ossia una fuga dalle chiese di appartenenza.

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