Pacomio: servo della volontà di Dio
Poi, dopo la persecuzione, diventò imperatore il grande Costantino, ed essendo egli in guerra contro un usurpatore, ordinò di radunare molte reclute. Fu così reclutato anche Pacomio, che allora aveva circa vent’anni. Mentre le reclute discendevano il corso [del Nilo], i soldati che le avevano in custodia attraccarono alla città di Tebe e la le chiusero in prigione. A sera, poi, dei cristiani misericordiosi che avevano saputo la cosa portarono loro da mangiare e da bere e altri aiuti necessari, poiché erano nella tribolazione. Il giovane, chieste spiegazioni al riguardo, apprese che i cristiani sono misericordiosi verso gli stranieri e verso tutti. Allora di nuovo chiese che cosa fosse un cristiano; e gli dissero: “Sono uomini che portano il nome di Cristo, l’unigenito Figlio di Dio (cf. Gv 3,16.18), e fanno ogni bene a tutti, perché sperano in colui che ha fatto il cielo e la terra e noi uomini”.
Appena sentì parlare di una grazia così grande, il suo cuore fu infiammato dal timore di Dio e dalla gioia. Allora, ritiratosi in disparte nella prigione, levò le mani al cielo per pregare e disse: “O Dio, Creatore del cielo e della terra, se davvero volgerai lo sguardo sulla mia piccolezza (1Sam 1,11; Lc 1,48), anche se io non conosco te, l’unico vero Dio (Gv 17,3), e mi libererai da questa tribolazione, io servirò la tua volontà tutti i giorni della mia vita e amando tutti gli uomini (cf. Lc 6,27.35) li servirò secondo il tuo comandamento (cf. Mt 19,19; 22,39; Mc 10,44)”.
Dopo aver pronunciato questa preghiera, si imbarcò con gli altri; e sebbene spesso nelle città i compagni lo importunassero per indurlo ai piaceri mondani o ad altre azioni disordinate, egli li respingeva attraverso il ricordo della grazia di Dio che aveva ricevuto: già dalla sua infanzia, del resto, amava molto la purezza.
Quando le reclute furono congedate, Pacomio, messosi in viaggio verso l’Alta Tebaide, giunse alla chiesa di un villaggio chiamato Chenoboscia; e dopo aver ricevuto l’istruzione, fu battezzato … Mosso ormai dall’amore di Dio, cercò il modo di diventare monaco. Allora gli fu indicato un anacoreta di nome Palamone, ed egli si recò da lui per ritirarsi con lui a vita solitaria. Giunto là, bussò alla porta e l’anziano, affacciandosi dall’alto, gli disse: “Che cosa vuoi?”. Ed egli rispose: “Ti prego, padre, fa’ di me un monaco!”. E quello gli disse: “Non ne sei capace: non è cosa da poco quest’opera di Dio: molti infatti sono venuti e non sono riusciti a sostenerla”. Gli disse Pacomio: “Mettimi alla prova in questo e poi vedi”. E l’anziano gli rispose: “Esaminati prima da solo per un po’ di tempo e poi torna qui. La mia ascesi infatti è dura. All’udire queste parole dell’anziano, il giovane si sentì ancor più rafforzato nello spirito per sopportare ogni genere di fatica insieme a lui. E gli disse: “Confido che con l’aiuto di Dio e con le tue preghiere riuscirò a sopportare tutto ciò che hai detto”. Allora, aperta la porta, l’anziano lo fece entrare e lo rivestì dell’abito dei monaci. E così, tutti e due insieme, praticavano l’ascesi e si dedicavano alle preghiere.
Pacomio, servo di Dio e degli uomini
Fonti greche sulla vita di Pacomio e dei suoi discepoli