Fine e venuta
L’Antico Testamento prepara la via a Cristo, rappresentandolo nel tempo e nella scena della storia tramite delle “figure”. Prima di trovare in lui il loro compimento, gli eventi storici erano in fondo una profezia che indicava in modo specifico Cristo. Le profezie denunciavano costantemente l’ingannevole rivestimento esterno che velava la verità del Regno del Messia veniente, il Regno di grazia e verità, spirito e vita, fino a quando questo si è mostrato definitivamente e noi lo abbiamo visto e lo abbiamo toccato con le nostre mani nella Parola di Vita, Gesù Cristo, il quale è Spirito di profezia. Cristo era ed è il perno attorno al quale l’intera Torà e la totalità della storia dell’umana salvezza si decide. Tra le immagini più belle del Messia di Israele, vi è forse la visione di Daniele del Messia quale Figlio dell’uomo. In essa il Messia di Israele, centro della salvezza, del regno e della gloria di Israele, diventa immagine del Messia dell’intera umanità, che abbraccia la totalità della creazione umana e diventa il centro di una salvezza, di una gloria e di un regno che trascendono la realtà di questo mondo: “Guardando nelle visioni notturne, ecco apparire, sulle nubi del cielo, uno simile a un figlio di uomo … tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano; il suo potere è un potere eterno ... e il suo regno non sarà mai distrutto” (Dn 7,13-14). Questa verità era uno degli aspetti più eminenti dell’insegnamento dei rabbini e dei maestri ispirati di Israele nel periodo precedente la nascita di Cristo. Essi insistevano che non c’era profezia alcuna al di fuori del Messia. “Tutti i profeti profetizzarono solo riguardo ai giorni del Messia”. “Il mondo intero fu creato per il Messia”. È la stessa verità che fonda gli scritti del Nuovo Testamento. Cristo stesso la conferma come un fatto degno della massima attenzione: “E cominciando daMosè e da tutti i Profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui” (Lc 24,27). Ecco il fondamento della fede impressa nella mente della chiesa primitiva. “Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui. Egli è prima di tutte le cose e tutte sussistono in lui” (Col 1,16-17).
Il culto giudaico però si allontanò dal vero significato messianico che aveva nell’intenzione divina. Le Scritture e le profezie non furono più interpretate nel loro significato essenziale; invece di convergere nella persona del Messia che doveva venire quale Salvatore del mondo attraverso Israele, furono comprese come una descrizione di un Messia che sarebbe venuto come padrone del mondo, strumento per restaurare la gloria del popolo di Israele. Così, non appena Cristo fece la sua comparsa in pubblico, scoppiò un conflitto tra lui e i capi dei giudei: nonostante il suo insegnamento fosse di origine divina, quanto più la sua predicazione ignorava lo scrupoloso attaccamento agli insignificanti dettagli della legge, le purificazioni e gli eccessi di religiosità, la gloria mondana e la supremazia di Israele, tanto più Cristo veniva respinto dai sacerdoti, dai dottori della legge e dalle frange zelote del popolo. Tuttavia, questo offuscamento del significato essenziale della fede nel Messia all’interno dei gruppi dei sacerdoti, degli scribi, dei farisei e dei sadducei non era generale. Rimaneva una parte del popolo di Israele che seppe conservare ancora lo spirito autentico del culto e aderire alle fedeli promesse di Dio. Questo resto di uomini pii anelava con fede ardente alla venuta del Messia, poiché lo avevano intravisto nello studio dei profeti e dei maestri di Israele. Il Nuovo Testamento, nelle prime pagine degli evangeli, ci dà alcuni esempi di questi credenti: il vecchio Simeone, la profetessa Anna, il sacerdote Zaccaria, Elisabetta e la santa vergine Maria.